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Perchè improvvisare?

Un viaggio profondo

Un pensiero musicale può essere espresso e documentato per il futuro in modi diversi.

Può essere scritto usando la notazione musicale, o descritto a parole, o spiegato attraverso delle note alla partitura da eseguire, ascoltato in un’esecuzione dal vivo, o in una registrazione, oppure può anche essere discusso e suonato alla presenza del compositore (se contemporaneo).

Quando al giorno d’oggi si studia la musica occidentale, la notazione musicale in partitura diventa spesso il riferimento principale per capire il processo compositivo, specialmente per la musica creata prima dell’epoca delle registrazioni.

Tuttavia, molti aspetti essenziali che rivelano le intenzioni musicali di un compositore non erano, e ancora oggi non sono necessariamente sempre scritte in partitura. Queste informazioni “mancanti” comprendono trasformazioni e permutazioni ritmiche, melodiche, armoniche, scelte di tempo e di strumentazione, articolazioni e dinamica. A queste si aggiungono anche elementi non musicali, come il contesto geostorico-sociale, il significato dei codici espressivi, il gesto esecutivo, lo spazio della performance, elementi che erano evidenti al compositore dell’epoca e all’esecutore suo contemporaneo, come parte di un contesto culturale, a cui oggi noi ci riferiamo con il termine di Approccio Informato (Informed Practices – IP). Dall’altro lato, ogni notazione musicale, indipendentemente da quanto precisa tenti di essere, può essere interpretata differentemente da ogni esecutore. Anche se è chiaro il ritmo, la melodia, l’armonia, o il tempo, le articolazioni e le dinamiche, e nonostante le migliori intenzioni del compositore nel definire il panorama sonoro per l’ascoltatore e per l’interprete, ogni esecuzione dello stesso pezzo sarà diversa. Non solo: “vuole” essere diversa. Ogni performer infatti si trova di fronte alla ricerca di “perfezione” di un’esecuzione pulita, rispettosa del testo originale, priva di errori, da un lato, e alla ricerca di individualità, con tutte le sue infinite sfumature, dall’altro: questi due concetti possono essere in contrapposizione.

 

Come esecutori crediamo essenziale fare ogni sforzo per capire il processo compositivo il meglio possibile. Lo scopo del musicista infatti, come un oratore del periodo classico, è quello di insegnare, di muovere (stati d’animo), e di dare diletto (docere, movere, delectare). La teoria e la pratica della Retorica dei classici romani come Cicerone e Quintiliano, può essere usata, oltre che a produrre un convincente discorso, come un modello utile per capire e per creare un’efficace creazione artistica. I cinque punti canonici della retorica classica per organizzare un discorso pubblico (Ars Oratoria) possono essere emulati per creare una valida composizione musicale, a partire dal pensiero primordiale, l’idea, l’emozione (Inventio), per poi passare all’organizzazione generale del discorso (Distributio), alla scelta delle specifiche strategie espressive per rappresentare gli Affetti (Elocutio), alla memorizzazione e riproduzione della composizione, anche tenendo conto del proprio bagaglio culturale e le proprie risorse (Memoria), e in ultimo alla vera e propria esecuzione del lavoro (Actio).

Nonostante le due “carriere” fossero inizialmente unite, nel corso della storia il compositore si è sempre più dedicato ai primi tre punti del processo retorico (Inventio, Distributio ed Elocutio), mentre l’esecutore ha sempre più privilegiato gli ultimi due punti (Memoria e Actio).

L’improvvisazione musicale è un percorso possibile per padroneggiare e per divenire responsabili di tutto il processo creativo. L’esecutore sperimenta l’atto compositivo dall’inizio alla fine ed è coinvolto in tutto il processo del fare musica (musicking). In questo modo il musicista sarà anche attrezzato per comunicare la musica di altri compositori in una maniera più cosciente, informata e convincente.

Quando si improvvisa, ogni stadio del modello retorico di Quintiliano può essere alterato e trasformato. Cosa alterare e trasformare, quando e come, sono decisioni che fanno sempre riferimento al perché lo si fa: cosa stiamo cercando di esprimere? E quindi, come possiamo farlo in maniera bella ed efficace? L’improvvisazione vuole quindi essere un processo bilanciato fondato sulla stretta relazione tra il contenuto che si vuole esprimere e la forma più opportuna per esprimerlo.

 

Maria Christina Cleary

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